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Il mare nella cultura

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Il mare è stato il primo “essere vivente” ad abitare la Terra e nelle sue acque è nata la vita. Alcuni studiosi sostengono che l’uomo derivi dai delfini, leggende polinesiane narrano di come sia il delfino a derivare dall’uomo: un uomo che ha scelto di ritornare alle sue origini acquatiche, rituffandosi nel blu infinito. Leggenda, scienza o solo fantasia? Probabilmente tutte e tre. Ma quello che nessuno può negare è quell’antico e arcano legame fra il mare e la civiltà. Alcune più di altre hanno avuto la possibilità di sviluppare, sino a renderlo vitale, il rapporto con l’elemento liquido. Grandi romanzi come Il vecchio e il mare di Hemingway, Ventimila leghe sotto i mari di Verne e Moby Dick di Melville raccontano tre punti essenziali nel rapporto società-mare: il primo è la necessità di rapportarsi col mare, per vivere; nel secondo è il mistero, la curiosità dell’uomo che vuole scoprire i segreti del grande blu e il terzo è la voglia di primeggiare sulla natura.

Il mare nelle varie culture

Ma da dove deriva l’interesse per il mare nella società moderna? Ma soprattutto perché è così importante da essere documentato sempre più dai mass-media?

Certe popolazioni primitive pensano ancora oggi che il Sole e il Mare siano all’origine di tutte le cose, le quali nacquero dalla loro unione. L’uomo da sempre ha considerato l’oceano come una culla, un seno materno. Questa immagine mitologica si ritrova in quasi tutte le culture e le religioni, sotto tutte le latitudini. Che si tratti dell’allegoria del Cristo-Pesce o del pesce del Pensiero-Yoga, che si fece uomo per insegnare la via della saggezza, si ritrova dappertutto la stessa idea, dagli isolotti sperduti della Nuova Guinea, alla banchisa polare eschimese, sino alle rive del Vecchio continente.

Omero diceva che Okeanos era non soltanto all’origine degli Dei, ma dell’Universo intero.

I primi ominidi Cro-Magnon che colonizzarono le coste scandinave misero a punto 4500 anni fa tecniche di immersioni in apnea per raccogliere conchiglie nelle profondità marine. Da quelle coste questi popoli invasero e colonizzarono l’Europa perpetuando attraverso la storia sino ai giorni nostri gli istinti più profondi della razza umana.

Questo legame fra uomo e mare continuò anche in Mesopotamia nella città di Tebe, dove sono stati ritrovati oggetti decorati con perle che inevitabilmente erano state raccolte da pescatori in apnea più di 3200 anni fa.

I Greci e i Romani facevano largo uso di spugne, raccolte sul fondo del mare. In Grecia, in particolar modo, i collegamenti della mitologia con il mondo sottomarino sono sconcertanti: il rapporto fra Apollo, dio del Sole, e il delfino non è fortuito. Gli antichi greci, infatti, vedevano nel delfino una creatura divina. Come diceva Serge Bertino:”I greci chiamavano il delfino “animale utero” e lo veneravano fra tutti gli esseri viventi nel mare come se avessero visto in lui la qualità stessa che rende il mare gravido e generatore di figli. È l’animale sacro ad Apollo che, per questa ragione è anche chiamato Apollo delfino”.

Si conosce tutta una serie di monete raffiguranti l’immagine del dio Apollo mentre cavalca un delfino. Questa immagine, secondo la leggenda, rappresentava la nascita del dio avvenuta in mare aperto. Tutti i temi mitologici fanno del delfino l’animale divino con il dono della profezia, capace con un solo balzo dalle onde di arrivare sino al cielo e prender posto nelle costellazioni. Già adorato dai cretesi come “colui che guida”: sotto forma di delfino, infatti, Apollo condusse i cretesi a Delfo.

Plinio il Vecchio diceva che se i delfini erano così ciò era dovuto al fatto “che non avevano mai dimenticato di essere stati essi stessi uomini”.

Inoltre ai giorni nostri quest’animale simbolo del mare è stato al centro, fortunatamente con successo, dell’interesse medico. Gli studiosi hanno scoperto che il delfino è una validissima terapia per le persone autistiche che traggono grande beneficio dal rapportarsi direttamente con questi cetacei.

Ancora oggi alcune popolazioni continuano a legare la loro vita in modo inscindibile al mare: dai pescatori di aragoste delle isole Turks & Caicos, alle “donne del mare” le Ama giapponesi, ai pescatori badjaos del Borneo ai tuffatori cercatori di perle polinesiani. Seppur ormai ridotti di numero tutte queste popolazioni sono l’esempio vivente della storia della civiltà umana.

Il mare e la sua tutela

Già in passato si era capito quanto il mare fosse importante per l’intera umanità. Oggi si è scoperto molto di più su di lui, anche se poco in confronto a quanto c’è ancora da conoscere, e ancora non lo si rispetta come si dovrebbe.

Basti pensare che la Terra per il 70% è coperta dal mare, quindi se il mare non è in salute difficilmente lo sarà anche il resto del pianeta. L’effetto serra, l’esempio più attuale, comporta l’innalzamento delle temperature e di conseguenza lo scioglimento dei ghiacciai che a loro volta provocano disastrosi cambiamenti climatici. Ne sono un esempio, il Niño e la Niña: venti che soffiano dal Cile all’Australia e viceversa determinando le stagioni piovose e quelle secche. A causa dell’innalzamento della temperatura il Niño, vento umido e carico di pioggia, ha aumentano notevolmente la sua intensità provocando spesso violenti uragani.

L’inquinamento del mare ha creato e crea ancora oggi, problemi di alimentazione all’uomo, cioè a chi inquina: fu clamorosa la scoperta che i pesci vivendo in un habitat contaminato da mercurio, immagazzinassero questa sostanza nelle carni divenendo tossici per l’uomo. Oppure basti pensare ai purtroppo frequenti naufragi di petroliere che disperdono il loro carico in mare causando conseguenze devastanti per l’intero ecosistema marino colpito.

L’uomo e il mare

In più è incredibile osservare la somiglianza fra il mare e l’uomo dal punto di vista sia funzionale sia chimico. Il nostro corpo è prevalentemente costituito d’acqua: in un adulto essa raggiunge il 60% della massa totale, per raggiungere l’80% nel lattante e addirittura il 97% nell’embrione. Dal punto di vista chimico il sangue umano ha una composizione molto simile a quella che gli scienziati ritengono costituisse il mare quando la vita animale cominciò a colonizzare le terre emerse. Inoltre il sangue nutre i tessuti dell’organismo col trasporto dell’ossigeno e delle sostanze nutritive, in modo affine le correnti marine trasportano il plancton che sta alla base della catena alimentare e l’ossigeno necessario alla quasi totalità delle creature marine per respirare. Come disse il dottor Brooks: ”La vita che è nata nel mare, non ha potuto fare il suo cammino sulla terra se non dal momento in cui le forze dell’evoluzione sono finalmente riuscite a creare un organismo capace di portare con sé un lembo di oceano”.

Alla luce di queste considerazioni si può capire quanto il mare sia il fulcro attorno al quale ruoti il pianeta Terra e di quanto sia importante capirlo, amarlo e salvaguardarlo.

Come disse Jacques Mayol: ”…così devi concepire il tuo avvicinamento al mare. Il mare non è un territorio da conquistare, un confine da varcare. Il mare è un elemento amico” [Pelizzari, “Profondamente”, 40].